domenica 17 maggio 2009

la nostra storia 1

Benvenuta, Claudia

Erano le 2,40 del 28 aprile 1973 quando mi svegliai improvvisamente sentendo un dolore lancinante che mi trapassava tutta, il mio corpo mi stava avvisando che da lì a poco un altro frugoletto sarebbe entrato a far parte della mia vita.
Ecco: ci siamo, pensai fra me e me; il mio secondogenito stava affacciandosi alla vita, ero felice e spaventata allo stesso tempo, io amo i bambini, sono la cosa più bella del mondo, in quel momento ancora non sapevo di essere stata scelta da qualcuno più in alto di noi per testimoniare con il mio comportamento quanto la forza dell’amore possa veramente cambiare il mondo.
L’avrei scoperto solo molti anni più tardi.
Chiamai mio marito: Italo ci siamo, telefona a Silvana, che venga a tenere compagnia a Cristina (la mia primogenita)
Andai in bagno e ruppi le acque, che ingenuità, a 23 anni non mi resi conto che erano grigie e quindi qualcosa non andava, non conoscevo ancora tutte le avvisaglie di un parto poco felice, ero lontana mille miglia dalla realtà che di lì a qualche mese mi si sarebbe presentata.
Finalmente arrivò mia sorella per accudire alla mia prima figlia, Cristina, di tre anni, e noi potemmo recarci all’ospedale; ero molto felice perché finalmente fra poco avrei conosciuto il mio secondo capolavoro come mi piaceva chiamare i miei figli, mi sentivo nata per essere mamma ne volevo almeno quattro, ero riuscita a trasmettere questa voglia di prole anche a mio marito.

Appena arrivata al pronto soccorso dell’ospedale fui visitata dall’ostetrica di turno e mentre mi controllava notai che scambiava con l’infermiera delle strane occhiate, mi allarmai subito:
cosa succede? Cosa c’è che non va? Nulla signora non si preoccupi MI DISSE
è sorprendente come ricordi che pensavo cancellati, siano invece rimasti indelebili nella mia memoria in ogni più piccolo particolare.

Fui portata in sala parto e visitata da molte ostetriche, la cosa mi stupì molto, scoprii che tutta quell’attenzione era dovuta al fatto che mia figlia si presentava in maniera anomala, infatti, invece che di vertice, come normalmente avviene, lei si presentava di faccia, era come si è soliti dire un parto distocico, ma non si poteva più fare nulla per aiutarla perché ormai la nascita era imminente ed infatti ecco che alle 5,30 la mia Claudia venne al mondo, cianotica.
Il medico mi disse che era cianotica perché aveva faticato un po’ più del normale per nascere, ma che tutto si sarebbe sistemato in qualche giorno.
Nella mia beatitudine e ben lontana da tutto quello che mi aspettava, passai i quattro giorni da’ ospedale abbastanza serenamente anche se con il pensiero di casa e di Cristina che mi aspettava.

Mi mancava la mia donnina, scherzosamente, adesso, a volte, le dico che è stata la mia cavia, perché è con lei che ho imparato a fare la mamma, allora mi mancava terribilmente e non potevo neanche sentirla al telefono perché mi commuovevo, tanta era la malinconia e il dispiacere di esserle lontana.
Finalmente tornai a casa con Claudia e la famiglia si ricompose; ero al settimo cielo, il sogno che accarezzavo fin da bambina si stava realizzando ero a quota due e avevo tanto tempo davanti a me.
Claudia non succhiava al seno così come mi ricordavo aveva fatto Cristina
3 anni prima ma il pediatra mi diceva che non tutti i figli sono uguali, non bisogna fare paragoni e io mi tranquillizzavo.
I primi mesi di vita di Claudia trascorsero senza grosse novità, in quegli anni un neonato si limitava a dormire e mangiare, la conoscenza del mondo dell’infanzia non era approfondita come ora, per cui passò molto tempo prima che alla mia mente si affacciasse l’ipotesi che nel suo comportamento vi fosse qualcosa di anomalo.

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